La UIL di Puglia scrive al Ministro Orlando: “Ilva, ora applicazione rigorosa dell’Aia”
Egregio Ministro,
abbiamo accolto positivamente la notizia dell’imminente rientro sul mercato dell’Ilva grazie al dissequestro di 1 milione e 700mila tonnellate di acciaio firmato dal gip di Taranto. Ora, però, ci auguriamo che ogni scusa e ogni ritardo nell’applicazione rigorosa dell’Autorizzazione Integrata Ambientale non sarà più accettata e consentita da chi di dovere, a cominciare dall’attuale Governo, dal Ministero da Lei presieduto e dalle istituzioni locali, in primis la Regione Puglia. In tal senso, siamo fiduciosi sulla possibilità che proprio dalla riunione da Lei convocata lunedì 20 maggio con i rappresentanti sindacali di Taranto nasca una determinazione inequivocabile che abbia come filo conduttore l’improrogabile rispetto delle regole e del buon senso. Per sgombrare il campo da dubbi di sorta, è bene, infatti, rammentare come sia stato proprio l’amministratore delegato dell’Ilva, Bondi, che assieme al presidente Ferrante ha preso in mano le sorti dello stabilimento dopo l’uscita di scena dei Riva, a dichiarare che l’Ilva dovrà ‘camminare con le proprie gambe’, aprendo la strada all’annunciata separazione tra il siderurgico e la cassaforte di famiglia Riva Fire, nella quale, dal 1995 in poi, ovvero dalla privatizzazione dell’Ilva, sono confluiti miliardi e miliardi di euro di utili. Un’operazione sulla cui correttezza ribadiamo a Lei, così come fatto pubblicamente in questi giorni le nostre perplessità e i nostri timori. Va da sé, quindi, che il dissequestro di 1 milione e 700mila tonnellate di acciaio consentirà all’Ilva di vendere materiale per un valore stimato di circa 800milioni di euro. L’auspicio, a questo punto, e in virtù di quanto manifestato da Bondi, è che gli introiti derivanti dalla messa sul mercato dell’acciaio in questione vengano messi a disposizione degli interventi previsti dall’Aia, giacché tanto c’è ancora da fare, considerato che in questo tempo l’Ilva non ha, caparbiamente, ottemperato a importanti prescrizioni, pur dichiarando, non si sa bene sulla base di quali prove, di aver ottemperato a 78 delle 94 prescrizioni previste. All’uopo, ricordo pertanto che non sono stati ancora installati gli idranti supplementari per bagnare i cumuli del parco minerali: si tratta di un intervento urgente che in teoria doveva essere terminato prima del 27 ottobre 2012. La stessa data era quella prefissata per la realizzazione della depolverazione Stock House, anch’essa mai messa in opera. Inoltre, la prescrizione 16, quella che si riferisce alle batterie 3-4, 5-6, al rifacimento refrattari, all’installazione Proven e alla costruzione della doccia 1-3, è a tutt’oggi incompiuta. Ma pure sulla minimizzazione delle emissioni gassose dagli impianti di trattamento dei gas, sulla riduzione le emissioni diffuse e convogliate di polveri attraverso l’aspirazione desolforazione ghisa in siviera delle acciaierie 1 e 2, sulla prevista dotazione di misuratori di flusso in continuo per tutte le torce si continuano ad accumulare inspiegabili ritardi. Infine, ma non certo in ordine di importanza, l’Ilva non ha ancora redatto un piano industriale accompagnato dalle risorse utili a garantire la realizzazione di investimenti per la sicurezza e l’ambientalizzazione, nel rispetto delle modalità e dei tempi fissati dall’Aia. Con la restituzione dell’acciaio e il ritorno sul mercato, l’Ilva non ha più attenuanti per sottrarsi a un doveroso processo, segnato dalla legge, che permetta di tutelare finalmente l’ambiente e la salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto.
Cordiali saluti,
Aldo Pugliese
Segretario Generale UIL di Puglia e di Bari